
In questo caso la domanda non ha una fonte vera, non c’è una persona specifica che ci abbia chiesto come riconoscere i filati realmente “Made in Italy”, bensì è un tema che è emerso frequentemente in svariate discussioni. L’Italia è infatti in grosso produttore di filati con numerose aziende che tuttavia non usano frequentemente lana italiana.

La legge italiana impone che l’etichettatura “Made in Italy” possa essere usata solo qualora almeno un certo numero di passaggi della lavorazione siano eseguiti in Italia. Il problema è la rilevanza dei passaggi produttivi. Un filato prevede moltissimi passaggi, la fibra deve essere prodotta allevando gli animali o coltivando le piante, quindi deve essere raccolta o tosata (o pettinata), deve essere lavorata per renderla filabile (per esempio la lana deve essere selezionata per qualità, lavata, cardata o pettinata), segue la filatura vera e propria, la tintura, la trasformazione in gomitoli, l’etichettatura e il confezionamento. Alcune di queste procedure influiscono davvero poco sulle carattersitiche del filato (è il caso di etichettatura e confezionamento, per esempio).

Il tratto comune di questi prodotti è che la fibra di base molto raramente viene dall’Italia. La lana lavorata in Italia è quasi tutta merino che viene da Australia e Nuova Zelanda, paesi che praticano ancora il mulesing (solo alcuni produttori usano lana merino che viene da altre aree come, per esempio, il Sud America, dove il mulesing non è diffusamente praticato), mentre il cotone viene dall’India o dall’Egitto e così via. Questa fibra viene di solito importata dopo i primi passaggi produttivi (quindi anche la selezione e il lavaggio, raramente anche la cardatura o pettinatura), mentre di solito i passaggi più importanti vengono fatti in Italia. Questo vale per quasi tutti i filati italiani, ma anche per molti filati internazionali che sono marchiati “Made in Italy” proprio perché cardati o pettinati, filati, tinti in Italia, anche se magari il confezionamento finale avviene in Inghilterra (per esempio per Rowan) o negli Stati Uniti (è il caso di Cascade).
Se invece siete alla ricerca di filati prodotti da lana italiana, questi sono piuttosto difficili da trovare. Esistono alcune aziende che producono anche la fibra, spesso di buona qualità. La più grande e famosa è Biella the Wool Company che con il suo negozio The WoolBox propone molti filati di lana autoctona. AquiLANA è il marchio creato dall’azienda agricola di Ovidio Damiani e sua moglie Valeria Gallese che hanno scelto di curare la produzione e la trasformazione della lana delle loro pecore in filati (potete contattare Ovidio e Valeriana anche su Facebook). Un altro ottimo esempio è L’Alpacone, un piccolo allevamento di alpaca a carattere familiare: la loro peculiarità è che oltre ad allevare gli animali, L’Alpacone dispone anche di un minimill in grado di curare tutta la produzione del filato, lavorando anche quantità di fibra molto piccole per conto terzi.